Daniele è un ragazzo alto, spalle larghe e fisico sportivo da pallavolista. “Da bambino ero un cucciolone, mite e pacato”, ma in prima elementare, avviene un fatto che sembra incidere per sempre sulla sua vita incrinando il piano di una famiglia normale: papà benzinaio, mamma casalinga. Genitori protettivi e amorevoli che come tanti altri affidano il proprio figlio a un’istituzione fiduciosi che questa provveda a fare la sua parte nel sistema educativo. Ma non va così. La scuola, luogo in cui avviene il passaggio delicato dal gioco all’apprendimento, diventa il battesimo della violenza. A ricreazione infatti, usciti tutti i suoi compagni dalla classe, la maestra lo trattiene per maltrattarlo. Sempre lui, solo lui. Botte e urla vanno avanti fino in seconda elementare fino a quando una sera Daniele, nascosto sotto il tavolo da pranzo prende coraggio e si apre ai genitori raccontando tutto. Allontanato dalla maestra violenta, il bambino alle medie non trova un clima sereno. “Nel mio quartiere, al Tufello negli anni 90, i miei compagni erano in gran parte figli di pregiudicati che mi prendevano di mira e facevano i bulli”. A 13 anni comincia a reagire, nel giro di poco tempo nessuno lo umilia più, anzi la legge della strada fa di lui uno da rispettare. Ma la compagnia si rivela ben presto una cricca di ragazzi dediti al consumo di sostanze. E così cominciano le prime canne, per passare ben presto alla cocaina. “Volevo stare su di tono, sentirmi invincibile”. Per comprare la droga servono soldi, ma Daniele si rimbocca le maniche e fa tanti lavoretti oltre la scuola. A 16 anni lascia lo studio definitivamente e per un lungo periodo lavora in vari supermercati dove è un impiegato efficiente e responsabile ma finito l’orario di lavoro torna a frequentare assiduamente le sostanze fino a quando lo stipendio non basta più e comincia a procurarsi il denaro con furti e rapine. Nel 2006 decide di entrare nella prima comunità, si trova bene e per un po’ resta pulito. Torna a casa, purtroppo si sente fragile; finisce dopo 5 anni la storia con la ragazza che gli era rimasta accanto e ricade in un attimo nella cocaina. Ricomincia la vita di prima, dose, soldi, furti, notti infinite, poker, risse. Finisce in carcere con una condanna a 6 anni e 10 mesi, questa volta decide di dare una svolta radicale alla sua vita e chiede di scontare la pena in Comunità. E’ a San Patrignano il cambiamento arriva. I primi mesi sono difficili, “è stata dura abbassare le difese, cercare di restare calmo, riflettere sulle mie azioni”. Viene assegnato al laboratorio del forno e qui, giorno dopo giorno si tranquillizza, si apre, confida al responsabile che gli piacerebbe fare il parrucchiere. Una passione scoperta dietro le sbarre dove si dilettava immaginando di essere in un barber shop tutto suo. Il sogno trova la strada dellla concretezza grazie al corso promosso da L’Oréal. Daniele si appassiona, studia, ad ogni prova pratica è concentratissimo . “Quando sono impegnato in un taglio viene fuori la mia parte più perfezionista. Fare quello che mi piace, sapere che posso riuscirci significa per me essere libero. Finalmente”.
Daniele, Roma, 35 anni