“L’ultimo tuffo al mare per piacere di fare un bagno l’ho fatto a 12 anni. Ora che ne ho 18 mi manca in maniera incredibile”. Basterebbe questo per spiegare come si sentiva Irene, entrata a San Patrignano a soli 17 anni dopo un’adolescenza turbolenta fatta di vuoti affettivi, di fragilità famigliari, di problemi troppo grandi per una ragazzina.
“Era l’estate fra la seconda e la terza media quando iniziò il mio periodo di ribellione”. Inizia a fumare le prime canne alle medie ma la scuola non le interessa, in quel periodo suo padre lascia la madre per un’altra donna. A quel punto Irene, la ragazzina timida e riservata deve crescere prima del tempo, vede la famiglia dividersi, assorbe tutte le tensioni del divorzio.
La scuola era ad Arzachena, sulla terra ferma e inizia a usare sempre più droghe. Interrompe la scuola in terza superiore, quando la madre la scopre a fare uso di eroina, sempre e solo fumata. “Già alle medie avevo provato coca, ketamina e mdma. All’inizio avevo un po’ di paura, poi quando vidi quanto mi aiutavano a superare la mia timidezza non mi feci più nessuna remora”.
Il declino fisico una volta arrivata all’eroina era evidente. I genitori arrivano a chiuderla in casa con il lucchetto per aiutarla ma sembra tutto inutile. “Per qualche mese restai pulita, ma quando mi lasciò il nuovo ragazzo che avevo trovato tornai all’eroina. Per fortuna mia madre mi convinse a passare a casa a prendere i soldi così che mi trovai di fronte a un bivio con lo stesso approdo. O entravo da sola in comunità o mi ci avrebbero portato i servizi sociali”. Irene entra convinta di restare solo fino al compimento dei 18 anni, ma poi arriva una notizia da casa che la destabilizza. “Mi arrivò una lettera in cui mi informavano che la mia migliore amica era morta di overdose. Così ho scelto di restare”.
Si decide così di iniziare davvero un percorso a San Patrignano, iniziando a dare valore alle piccole cose, a rispettare le persone, a scoprire l’amicizia disinteressata. “E ora ho iniziato anche un corso professionale per ottenere la qualifica di parrucchiere. Ho davvero capito che la vita merita di essere vissuta in tutta la sua pienezza”. Il mondo dei capelli la affascina da sempre, “è un modo per esprimere la mia creatività, è un linguaggio espressivo, un’arte a suo modo”. Irene oggi sa che ha un futuro davanti a sé: “tra cinque anni mi immagino in un mio salone, capace di sperimentare per valorizzare al massimo quello che ho appreso”. Sogna di viaggiare, di scoprire tradizioni e culture diverse ma anche di ritrovare la sua famiglia, i genitori, la sorella più grande, il fratellino. “Spero di continuare a poter fare quello che mi piace come oggi”.
Irene, isola della Maddalena (Sardegna), 18 anni